lunedì 26 agosto 2024

La Chiesa di Sant’Agostino

   La Chiesa di Sant’Agostino a Trapani è una delle più antiche chiese della città e si trova nel centro storico nella piazzetta Saturno nota per la sua fontana punto di riferimento e luogo di appuntamenti cittadini. Fu edificata nel 1101 come cappella dei Templari anche se passò poi ad altri ordini, fu, infatti, nel 1313 che passò sotto l’ordine di Sant’Agostino.

Il prospetto
I padri agostiniani l’ampliarono e costruirono un attiguo convento che oggi non esiste più. Due date sono state fondamentali per la chiesa perché legate alla storia di Trapani. Nel 1535 Carlo V durante il suo soggiorno in città, di ritorno dalla sua vittoriosa spedizione in nord Africa, proprio in questa chiesa, divenuta nel frattempo chiesa del Senato, riconobbe e confermò i privilegi ai cittadini trapanesi: ‘Drepanum civitas invictissima in qua Caesar primum iuravit’. Altra data da ricordare è il 1943 quando, durante il secondo conflitto mondiale, fu in parte distrutta dai bombardamenti nemici in quanto vicinissima al porto. I bombardamenti distrussero l’abside e parte della navata che vennero poi ricostruiti. In seguito la chiesa fu chiusa al culto e poi modificata. Dopo aver assunto la funzione di auditorium è oggi destinata a polo espositivo del museo diocesano. Dopo le modifiche che l’hanno trasformata restano originare il prospetto con facciata a capanna, il portale ad archi ogivali strombati e il rosone.


Il rosone
Sul portale, dentro una nicchia, è collocata una scultura del Gagini raffigurante la Madonna col Bambino. La chiesa risponde ai canoni architettonici del gotico, con qualche variazione. Il magnifico rosone (in stile chiaramontano) scavato e cesellato in pietra, è costruito con pietra proveniente dalle cave di Pietretagliate, in esso sono presenti i simboli delle tre religioni monoteiste: le gelosie traforate (specie di persiane per il passaggio dell’aria) sono arabe, le stelle di David ebraiche, e l’Agnus Dei cristiano. Dentro il rosone archetti intrecciati si intrecciano su colonnine convergenti sull’Agnus Dei posto al centro. L’eleganza e la raffinata bellezza di questo rosone ne hanno fatto un simbolo della città.

venerdì 26 luglio 2024

La spiaggia di San Giuliano

   La spiaggia di San Giuliano è la spiaggia più frequentata a Trapani e si estende per qualche chilometro sul lungomare Dante Alighieri al confine con la località balneare di Erice. È una spiaggia dalla sabbia dorata e quasi sempre ha acque limpide e pulite. Questo tratto di mare lungo la costa sabbiosa fino alla baia dei mulini ha un colore che cambia dal verde smeraldo all’azzurro intenso e un largo fondale basso che digrada verso il largo.

   La spiaggia, molto vicina alla città con la quale è collegata anche con i mezzi pubblici, è frequentata soprattutto da famiglie con bambini ma va bene per tutti anche per i turisti che alloggiano in città. Nel mese di agosto ma anche negli altri mesi estivi con i caldi intensi di quest’ultimo periodo è affollatissima. È libera per lungo tratto e questo ne favorisce una fruizione popolare ma comprende anche lidi privati attrezzati: i servizi di salvataggio, di docce e di bagni pubblici sono attivi solo nei lidi privati mentre nessun servizio di salvaguardia e di esigenze essenziali è presente nella spiaggia libera.    
   Di fronte la spiaggia, dal lato del polo universitario, ultimamente sono sorti anche alcuni servizi pranzo, bar, gelaterie e pizzerie.  Ad inizio estate la spiaggia viene pulita ma già a campagna balneare iniziata si verifica un certo degrado ambientale. A volte anche, a causa del vento, vengono portati a riva alghe che si depositano sulla battigia dopo le mareggiate: se restano spiaggiate a lungo sono soggette a putrefazione oppure così come arrivano vengono portate via dalle onde stesse.
La pulizia della spiaggia viene poco curata soprattutto al limite dell’arenile, sotto la casamatta, dove affiorano anche rocce e piccoli pezzi di marmo che il mare ha smussato e levigato. Col tempo tutto l’arenile, stretto e lungo per natura, si è ulteriormente impoverito della sabbia iniziale e tende sempre più a ridursi.



mercoledì 10 aprile 2024

Chiesa del Collegio

   La Chiesa del Collegio è uno dei pochi esempi di arte barocca e uno dei principali edifici religiosi della città di Trapani. Dedicata all’Immacolata Concezione si trova all’inizio del Corso Vittorio Emanuele nel centro storico di Trapani. Il complesso architettonico in cui è inserita comprende anche l’edificio dell’ex collegio (poi diventato Liceo Classico L. Ximenes) e l’ex convento dei Gesuiti. La storia di questa chiesa e degli altri due edifici attigui è legata alla presenza dei Gesuiti a Trapani. Tra il 1581 e il 1596 i Gesuiti avevano avuto il permesso di costruire la chiesa con le donazioni del Senato di Trapani con annessi gli altri due edifici adiacenti.

   La costruzione della chiesa ebbe inizio nel 1616 e il completamento dei lavori esterni avvenne nel 1705. La storia della sua fabbrica occupa quindi un arco di tempo lungo per questo nell’edificio coesistono stili e linguaggi diversi con predominanza del barocco. Alla sua realizzazione contribuirono diversi architetti e artisti, quando però nel 1767 la Compagnia dei Gesuiti fu soppressa la chiesa, che era ancora in fase di decorazione, rimase incompleta all’interno. Dal 1961 è rimasta chiusa per molti anni e solo nel 2003 venne riaperta nonostante avesse bisogno di lavori di restauro che si sono conclusi solo nel 2011. Oggi rimane aperta al pubblico ed è visitabile; per l’irrisoria cifra di 1 euro si può contribuire al mantenimento dei lavori di sistemazione. La facciata della Chiesa, tra barocco e manierismo, è ornata di marmo e composta da due colonne con capitelli corinzi, il portale è affiancato da due cariatidi e da due angeli che sorreggono lo stemma dei Gesuiti.


L’interno è a tre navate con file di colonne di marmo ed archi a tutto sesto mentre le pareti e la volta della navata centrale sono decorate con quadri di stucco a mezzo rilievo e rifiniti in oro con scene dell’Antico Testamento.
Al centro dell’abside centrale c’è l’Immacolata (in marmo di Carrara) mentre a metà navata centrale domina il pulpito di marmo mischio. Le absidi laterali e le cappelle meriterebbero una descrizione minuziosa che lascio agli esperti e agli studiosi, mi sento solo di dire che la Chiesa del Collegio rappresenta un patrimonio di grande valore artistico e culturale e un gioiello del barocco trapanese.


giovedì 14 marzo 2024

Il Lazzaretto

   Il Lazzaretto a Trapani fu costruito per iniziativa del tenente generale Giovan Battista Fardella tra il 1831 e il 1838. Sorge sull’isola di San’Antonio, oggi unita alla terraferma, dove nella prima metà del secolo XIII venne edificata la Chiesa di Sant’Antonio del Mare e aveva la funzione di ospitare quelli che si erano ammalati attraverso il contagio durante le epidemie (per lo più di peste) che colpivano la città. Gli infetti degli equipaggi delle navi che giungevano a Trapani venivano, infatti, tenuti sotto osservazione dentro il lazzaretto per uso e secondo la qualità dell’infezione per limitare la diffusione delle malattie e prevenire le epidemie proponendo così una specie di quarantena. Vi venivano isolati anche animali e merci varie sospettate di essere stati infettati. Dietro il lazzaretto esisteva un cimitero per i malati che non ne uscivano vivi. Il luogo non era certamente dei più salubri e non mancarono le lamentele cittadine in nome della salute pubblica. 

Il luogo è ideale per godere di una magnifica vista sulla città di Trapani che si allunga dal porto fino a Torre di Ligny con la Colombaia di fronte e lo sguardo compreso tra il monte Erice e le isole Egadi. Per raggiungerlo basta percorrere (molti trapanesi lo fanno in macchina) la strada che costeggia il porto peschereccio, vicino il porto. Proprietario ne è il Comune di Trapani e attualmente vi ha sede la sezione trapanese della Lega navale italiana. Architettonicamente non ha un grande valore, ha una forma semicircolare a ferro di cavallo con un ampio cortile centrale, non slanciata ma piuttosto appiattita.
Molte parti dell’edificio sono inutilizzate, la città resta pertanto in attesa di una riqualificazione del posto che dal punto di vista turistico, essendo uno dei posti panoramici più interessanti della città di Trapani potrebbe avere diversi usi.
Trovandosi su un’isola, dal lato della Colombaia molte barche le fanno da cornice nell’acqua bassa e stagnante, ma una passeggiata in macchina l’abbiamo fatta tutti fino al Lazzaretto se non altro per ammirare, quando avviene, lo spettacolare tramonto sul mare.

mercoledì 19 luglio 2023

Il Catito

    Il Catito rappresenta l’emblema della Trapani che non esiste più. Sito nel quartiere San Pietro nella vecchia Trapani e adiacente alla Giudecca fu in passato una zona abitativa condivisa da ebrei e arabi. Il suo nome deriva dal latino catonium (mondo sotterraneo) ed un tempo era abitato dai ceti sociali più bassi. 
Le sue case avevano un cortile interno derivante dal peristilium romano e dalla corte araba dove si svolgeva la vita della comunità. Attualmente alcune di queste case sono state trasformate in abitazioni di accoglienza turistica (come bed and breakfast) e per una clientela senza troppe pretese; in loco è sorta anche qualche trattoria che prepara piatti locali a buon prezzo.
L'accesso al Catito è dato da Via Catito (una traversa di Via XXX Gennaio), una via stretta e tortuosa che introduce in un luogo ancora in parte degradato ma che ha tanta storia e cultura alle spalle e che è sempre stata considerata dai trapanesi una via abitata da gente molto facile al litigio e dedita a vivere giornalmente di espedienti, da ultimo anche luogo di spaccio di droga.      

                                                                                                                                      

Ma in passato questa via e tutte le altre vie del quartiere San Pietro sono state il cuore pulsante della città, luogo di attività lavorative che sostenevano l’economia di Trapani. Durante l’ultima guerra il Catito è stato distrutto dai bombardamenti come parte del vecchio centro storico ed è rimasto per anni in stato di semiabbandono con case fatiscenti e considerato simbolo di degrado sociale. Considerate le iniziative di rivalutazione in atto, percorrendolo oggi si ha l’impressione che gli abitanti del posto cerchino di riscattarsi dalle ombre del passato più recente.

sabato 15 luglio 2023

La Giudecca

   A Trapani la Giudecca era il luogo fisico dove gli Ebrei erano raccolti in comunità. La loro presenza in città viene citata dalle fonti già dal 70 d. C. ma i primi riferimenti storici sono del XIII secolo e si intuisce che siano stati presenti già nel periodo arabo. All’inizio gli Ebrei, che avevano una loro identità etnico-religiosa precisa, si riunivano in una piccola sinagoga nel quartiere Casalicchio (oggi San Pietro) staccati dal resto delle altre comunità religiose. Originariamente furono soggetti ad una emarginazione che andò sempre più progredendo dovuta al folclore religioso diverso da quello arabo per cui si ripiegarono a rinchiudersi dentro la ‘Judeca’.

Anche le continue controversie con i cristiani non facilitavano i rapporti tra le due comunità e tra le cause di attrito vi furono la suddivisione delle tasse, la difesa della città, la costruzione delle mura ed il rifornimento d’acqua. Gli episodi di ostilità e la propaganda antisemita da parte degli altri gruppi ebbe come conseguenza la loro espulsione dalla città con l’editto di Ferdinando il Cattolico del 1492. Ma ci furono anche molti episodi di solidarietà tra gli ebrei e i trapanesi dovute a parentele e ad interessi economici che ormai si erano stabiliti tra di loro. Gli Ebrei svolgevano attività multiformi di artigianato e del commercio di prodotti agricoli e del pescato (corallo, tonno) ma erano anche bottegai ed esercitavano la medicina e la chirurgia. Furono banchieri e si dice anche usurai. Il loro esodo ebbe come effetto negativo l’interruzione di alcune attività artigianali di rilievo e mercantili con il Nord Africa rilevanti per l’economia cittadina.
   Per comprendere la consistenza del contributo che essi avevano dato allo sviluppo economico della città basta ricordare che numericamente la comunità ebraica di Trapani fu la terza della Sicilia dopo Palermo e Siracusa.

   Nel vecchio centro storico di Trapani il sito del quartiere ebraico e della Sinagoga è stato individuato nel quartiere odierno di San Pietro. Nella Giudecca, nella via omonima, si conserva il palazzo Ciambra appartenente ad una nobile famiglia che pare risalga agli inizi del ‘500. Nel 1901 il palazzo fu acquistato dal Comune che nel secondo dopoguerra lo cedette ai proprietari di una tipografia per risanare debiti contratti durante il periodo bellico. L’architettura è catalana (stile plateresco) con la facciata della torre ornata di conci e bugne a forma di diamante e un portale con arco ogivale sormontato dallo stemma della famiglia Ciambra. Inserito tra le costruzioni del vecchio centro storico rimane un po’ nascosto e rischia di passare inosservato ai visitatori. È abitato da privati quindi non è visitabile al suo interno ma se ne può ammirare la bellezza artistica esterna nonostante il trascorrere del tempo e l’incuria degli uomini.

mercoledì 5 aprile 2023

Trapani, dopo le difficoltà i progetti per il futuro

 Dopo un periodo positivo e di successo turistico la città ha subito anch’essa, come tutte le altre mete turistiche siciliane, un arresto devastante a causa del diffondersi del Covid 19. Gli anni della pandemia hanno fermato la voglia di viaggiare e di muoversi per paura di ritrovarsi contagiati dal virus. A pagarne maggiormente le conseguenze è stato soprattutto il turismo da pochi anni decollato a Trapani e che ormai trainava l’economia locale e anche le attività tradizionali con tutte le altre piccole imprenditorialità e iniziative di rilancio del territorio. Aboliti anche gli eventi e le manifestazioni cittadine come la secolare processione dei Misteri la città ha subito una forte apatia generale che certamente non le ha fatto bene come la chiusura dei ristoranti nel centro storico e di tutti gli altri locali che avevano cominciato a dare vivacità alla vita serale cittadina. Come se tutto ciò non bastasse, ad una pur lieve e stentata ripresa i cui effetti ancora non si vedono chiaramente, si sono aggiunte nell’ultima parte del 2022 altre difficoltà che da un anno a questa parte colpiscono le attività locali: crisi energetica in primo piano ma anche gli allagamenti in città (un disastro per i commercianti) e la siccità nelle campagne, grave calamità per l’agricoltura di cui vive l’entroterra trapanese.

  Dopo la fine della pandemia qualcosa si sta muovendo come il nuovo progetto del porto di Trapani che è stato presentato nell’agosto del 2022. Il conseguente miglioramento delle competitività del sistema portuale e delle attività che ad esso sono legate dovrebbe dare nuovo slancio commerciale alla città. Effettivamente il potenziamento dei traffici delle merci andrà a vantaggio di tutto il territorio trapanese perché il porto ha sempre avuto un forte legame con Trapani dal punto di vista storico-culturale e geografico ma soprattutto commerciale.
Soprannominata la città-porto Trapani è nata e si è sviluppata grazie al suo porto naturale sin dall’antichità ed è innegabile che il porto ha occupato un posto fondamentale anche per il turismo. La sosta delle navi da crociera con i tour organizzati nelle località vicine incomparabili per bellezza naturale, ricche di storia e di secolari tradizioni ha fatto conoscere il territorio e il suo patrimonio artistico e culturale.
  Punto focale dell’ambizioso progetto turistico è da sempre l’aeroporto Vincenzo Florio che avrà anch’esso un ruolo importante per il rilancio territoriale nel prossimo futuro. Per l’estate 2023 infatti le tratte previste saranno numerose tra quelle nazionali e quelle internazionali. Tutto ciò dovrebbe portare ad un aumento sostanziale dei flussi turistici ai quali punta per i prossimi anni l’amministrazione trapanese sia quella uscente che quella che si insedierà dopo le elezioni del 2023.