La coltivazione dell'ulivo

  Nell'hinterland trapanese la coltivazione più diffusa è quella degli ulivi. Oltre ad essere parzialmente diffuso in tutto il territorio l'ulivo è densamente coltivato nella Valle del Belice (Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna) dove si trova la maggiore coltivazione di olive cultivar 'nocellara' del Belice. Tra i cultivar di ulivo presenti nel territorio di Trapani, i più diffusi sono il 'biancolilla' il 'buscionetto', la 'giarraffa' e appunto la 'nocellara'.

ulivi centenari (Lenzi, Erice)
tronco ulivo centenario  
   L'ulivo è una pianta che appartiene alla famiglia delle Oleacee ed è originaria del bacino del Mediterraneo, coltivata in tutti i Paesi a clima mite. Predilige ambienti aridi e soleggiati sia in pianura che in collina motivo per cui la sua coltivazione ha avuto sviluppo e ampia diffusione nel trapanese. E' una pianta longeva, infatti può raggiungere qualche centinaio di anni grazie al fatto che riesce a rigenerarsi. Nota fin dalla Preistoria ha attraversato tutta la storia umana: dai Greci era considerata una pianta sacra e l'olio d'oliva veniva utilizzato soprattutto come unguento, anche i romani si ungevano il corpo con l'olio d'oliva (mescolato ad erbe aromatiche) ma lo usavano anche per l'illuminazione; per i cristiani un ramoscello di ulivo è diventato simbolo di pace. Sarebbe lunga la fila dei vari modi di utilizzo dell'olio d'oliva o l'elencazione dei suoi pregi e del suo valore per l'umanità.
uliveto, località Lenzi
   L'introduzione dell'ulivo in Sicilia risale al VII secolo a. C. inizialmente dai Fenici e poi dai Greci che nel IV secolo ne incrementarono la coltivazione nelle colonie della Magna Grecia. I Romani ne potenziarono la coltivazione nei loro latifondi in Sicilia e gli Arabi (arrivati a Mazara nell'827 d. C.), innovativi in agricoltura, introdussero l'ulivo saraceno dalla pianta più piccola ma con una maggiore produttività, gli Spagnoli, invece, non diedero molta importanza alla coltivazione di questa pianta.
    Quanto a tempi più recenti, nei primi del Novecento l'olio di Trapani incomincia ad affacciarsi sui mercati del mondo (si esporta persino negli Stati Uniti). Oggi è un prodotto di qualità che piace ai buongustai, è presente nelle esposizioni internazionali e viene usato in ristoranti di tutto il mondo (ho trovato olio importato proveniente dalla zona di Custonaci in un ristorante di San Francisco).
olive raccolte  su tende
raccolta delle olive a mano e meccanica
    La trasformazione delle olive in olio avviene nel frantoio (nel trapanese la presenza di frantoi è numerosa), l'uso che ne viene fatto è principalmente di tipo alimentare per il consumo interno e anche per l'esportazione. La molitura, fino a qualche decennio fa, avveniva con il sistema tradizionale ormai del tutto scomparso perché si è modernizzato. La raccolta delle olive ha inizio nella seconda metà di ottobre e ha termine alla fine di dicembre, negli uliveti (nel trapanese numerosi quelli a conduzione familiare) di solito viene eseguita a mano al massimo con l'agevolazione di rastrellini o con pettini vibranti (pneumatici o elettrici).
giovane uliveto nella valle ericina
  La Valle Ericina (Valderice, Custonaci, Buseto, Paceco), dopo quella del Belice, è l'areale più ricca dell'olio prodotto nel trapanese. Anticamente la frangitura delle olive avveniva mediante macine in pietra azionate per mezzo di un braccio da un mulo o da un asino (vedi Museo agro-forestale di San Matteo (Erice). Attraverso una lenta rotazione le olive depositate dentro la conca di pure di pietra venivano schiacciate e ridotte in pasta per poi finire dentro recipienti dove l'olio affiorato veniva prelevato.  Ma ormai questo sistema è stato superato.


località Lenzi: antica molazza
(casa privata)
Erice, mostra castello spagnolo
attrezzi tradizionali
   Nel frantoio c'erano anche attrezzi manuali per la raccolta dell'olio, versato infine in giare di creta.

                  Alcune fasi della lavorazione per estrarre l'olio in un moderno oleificio.


                                  
  

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