mercoledì 19 luglio 2023

Il Catito

    Il Catito rappresenta l’emblema della Trapani che non esiste più. Sito nel quartiere San Pietro nella vecchia Trapani e adiacente alla Giudecca fu in passato una zona abitativa condivisa da ebrei e arabi. Il suo nome deriva dal latino catonium (mondo sotterraneo) ed un tempo era abitato dai ceti sociali più bassi. 
Le sue case avevano un cortile interno derivante dal peristilium romano e dalla corte araba dove si svolgeva la vita della comunità. Attualmente alcune di queste case sono state trasformate in abitazioni di accoglienza turistica (come bed and breakfast) e per una clientela senza troppe pretese; in loco è sorta anche qualche trattoria che prepara piatti locali a buon prezzo.
L'accesso al Catito è dato da Via Catito (una traversa di Via XXX Gennaio), una via stretta e tortuosa che introduce in un luogo ancora in parte degradato ma che ha tanta storia e cultura alle spalle e che è sempre stata considerata dai trapanesi una via abitata da gente molto facile al litigio e dedita a vivere giornalmente di espedienti, da ultimo anche luogo di spaccio di droga.      

                                                                                                                                      

Ma in passato questa via e tutte le altre vie del quartiere San Pietro sono state il cuore pulsante della città, luogo di attività lavorative che sostenevano l’economia di Trapani. Durante l’ultima guerra il Catito è stato distrutto dai bombardamenti come parte del vecchio centro storico ed è rimasto per anni in stato di semiabbandono con case fatiscenti e considerato simbolo di degrado sociale. Considerate le iniziative di rivalutazione in atto, percorrendolo oggi si ha l’impressione che gli abitanti del posto cerchino di riscattarsi dalle ombre del passato più recente.

sabato 15 luglio 2023

La Giudecca

   A Trapani la Giudecca era il luogo fisico dove gli Ebrei erano raccolti in comunità. La loro presenza in città viene citata dalle fonti già dal 70 d. C. ma i primi riferimenti storici sono del XIII secolo e si intuisce che siano stati presenti già nel periodo arabo. All’inizio gli Ebrei, che avevano una loro identità etnico-religiosa precisa, si riunivano in una piccola sinagoga nel quartiere Casalicchio (oggi San Pietro) staccati dal resto delle altre comunità religiose. Originariamente furono soggetti ad una emarginazione che andò sempre più progredendo dovuta al folclore religioso diverso da quello arabo per cui si ripiegarono a rinchiudersi dentro la ‘Judeca’.

Anche le continue controversie con i cristiani non facilitavano i rapporti tra le due comunità e tra le cause di attrito vi furono la suddivisione delle tasse, la difesa della città, la costruzione delle mura ed il rifornimento d’acqua. Gli episodi di ostilità e la propaganda antisemita da parte degli altri gruppi ebbe come conseguenza la loro espulsione dalla città con l’editto di Ferdinando il Cattolico del 1492. Ma ci furono anche molti episodi di solidarietà tra gli ebrei e i trapanesi dovute a parentele e ad interessi economici che ormai si erano stabiliti tra di loro. Gli Ebrei svolgevano attività multiformi di artigianato e del commercio di prodotti agricoli e del pescato (corallo, tonno) ma erano anche bottegai ed esercitavano la medicina e la chirurgia. Furono banchieri e si dice anche usurai. Il loro esodo ebbe come effetto negativo l’interruzione di alcune attività artigianali di rilievo e mercantili con il Nord Africa rilevanti per l’economia cittadina.
   Per comprendere la consistenza del contributo che essi avevano dato allo sviluppo economico della città basta ricordare che numericamente la comunità ebraica di Trapani fu la terza della Sicilia dopo Palermo e Siracusa.

   Nel vecchio centro storico di Trapani il sito del quartiere ebraico e della Sinagoga è stato individuato nel quartiere odierno di San Pietro. Nella Giudecca, nella via omonima, si conserva il palazzo Ciambra appartenente ad una nobile famiglia che pare risalga agli inizi del ‘500. Nel 1901 il palazzo fu acquistato dal Comune che nel secondo dopoguerra lo cedette ai proprietari di una tipografia per risanare debiti contratti durante il periodo bellico. L’architettura è catalana (stile plateresco) con la facciata della torre ornata di conci e bugne a forma di diamante e un portale con arco ogivale sormontato dallo stemma della famiglia Ciambra. Inserito tra le costruzioni del vecchio centro storico rimane un po’ nascosto e rischia di passare inosservato ai visitatori. È abitato da privati quindi non è visitabile al suo interno ma se ne può ammirare la bellezza artistica esterna nonostante il trascorrere del tempo e l’incuria degli uomini.

mercoledì 5 aprile 2023

Trapani, dopo le difficoltà i progetti per il futuro

 Dopo un periodo positivo e di successo turistico la città ha subito anch’essa, come tutte le altre mete turistiche siciliane, un arresto devastante a causa del diffondersi del Covid 19. Gli anni della pandemia hanno fermato la voglia di viaggiare e di muoversi per paura di ritrovarsi contagiati dal virus. A pagarne maggiormente le conseguenze è stato soprattutto il turismo da pochi anni decollato a Trapani e che ormai trainava l’economia locale e anche le attività tradizionali con tutte le altre piccole imprenditorialità e iniziative di rilancio del territorio. Aboliti anche gli eventi e le manifestazioni cittadine come la secolare processione dei Misteri la città ha subito una forte apatia generale che certamente non le ha fatto bene come la chiusura dei ristoranti nel centro storico e di tutti gli altri locali che avevano cominciato a dare vivacità alla vita serale cittadina. Come se tutto ciò non bastasse, ad una pur lieve e stentata ripresa i cui effetti ancora non si vedono chiaramente, si sono aggiunte nell’ultima parte del 2022 altre difficoltà che da un anno a questa parte colpiscono le attività locali: crisi energetica in primo piano ma anche gli allagamenti in città (un disastro per i commercianti) e la siccità nelle campagne, grave calamità per l’agricoltura di cui vive l’entroterra trapanese.

  Dopo la fine della pandemia qualcosa si sta muovendo come il nuovo progetto del porto di Trapani che è stato presentato nell’agosto del 2022. Il conseguente miglioramento delle competitività del sistema portuale e delle attività che ad esso sono legate dovrebbe dare nuovo slancio commerciale alla città. Effettivamente il potenziamento dei traffici delle merci andrà a vantaggio di tutto il territorio trapanese perché il porto ha sempre avuto un forte legame con Trapani dal punto di vista storico-culturale e geografico ma soprattutto commerciale.
Soprannominata la città-porto Trapani è nata e si è sviluppata grazie al suo porto naturale sin dall’antichità ed è innegabile che il porto ha occupato un posto fondamentale anche per il turismo. La sosta delle navi da crociera con i tour organizzati nelle località vicine incomparabili per bellezza naturale, ricche di storia e di secolari tradizioni ha fatto conoscere il territorio e il suo patrimonio artistico e culturale.
  Punto focale dell’ambizioso progetto turistico è da sempre l’aeroporto Vincenzo Florio che avrà anch’esso un ruolo importante per il rilancio territoriale nel prossimo futuro. Per l’estate 2023 infatti le tratte previste saranno numerose tra quelle nazionali e quelle internazionali. Tutto ciò dovrebbe portare ad un aumento sostanziale dei flussi turistici ai quali punta per i prossimi anni l’amministrazione trapanese sia quella uscente che quella che si insedierà dopo le elezioni del 2023.