Nel trapanese sono diversi gli antichi mestieri scomparsi appartenenti a una civiltà per lo più contadina che si basava su una vita di lavoro duro e difficile.
Di questi mestieri è possibile ricostruirne gli aspetti più caratteristici per conservarli nella memoria e farli conoscere ad un pubblico più vasto. Chi è interessato può anche approfondire l'argomento consultando testi di storici locali, etnologi e studiosi in genere della cultura siciliana più genuina.
Lo "scuparu" era uno dei mestieri più diffusi, di solito si trattava di un contadino che per alcuni mesi dell'anno andava a raccogliere in montagna le foglie della palma nana (chamaerops humilis), una specie che cresce spontanea nelle zone asciutte del trapanese anche lungo la costa. Le foglie di questa pianta venivano asciugate prima al sole e poi ridotte sottilmente e intrecciate per darle forme diverse, così si costruivano zerbini, ventagli per la calura estiva, contenitori di varie misure, scope domestiche, corde.
artigiani al lavoro Presepe Vivente (Custonaci) |
L' esecuzione delle scope era la più comune e la sua tecnica era molto semplice: mazzetti di palma nana venivano avvolti in cima dalla corda di "curina", una canna avvolta dalla stessa "curina" avrebbe poi completato la scopa. L' oggetto che ne derivava era molto ruvido ma resistente e utile durante i lavori della vita domestica. Principalmente l'uso della scopa era rivolt o a scopare le camere delle case contadine che avevano una pavimentazione rustica fatta di mattoni rossi o a pulire il forno quando si cuoceva il pane.
borsa, ventaglio, scopino e cestino |